"La mia Nba no-stress a due passi da casa"

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• Marko
view post Posted on 24/12/2009, 09:40




Akron, Ohio. Fine secolo scorso: quattro ragazzi fanno polpette di amici e nemici nei playground. Si autoproclamano Fab Four, sì proprio come i Beatles. Uno di loro, uno solo, diventerà davvero ricco e famoso. Si chiana LeBron James, ha un corpo che sembra una mappa geografica e una potenza che abbatte le montagne. Gioca a Cleveland, è il re dei Cavaliers e per averlo nel 2010, New York ha mandato giù tre anni di miseria e nobiltà: via i giocatori migliori e i rispettivi ingaggi, negli Usa il salary cap è una roba seria mica una barzelletta all’italiana. LeBron James e Kobe Bryant i punti cardinali dell’Nba. Domani all’ora della tombola (17 local time), si troveranno di fronte allo Staples Center di Los Angeles.

Strano modo di passare il Natale, mister James
«Ci sono abituato. Deve essere la terza o quarta volta che gioco il 25 dicembre. La trovo una cosa fantastica. Una volta ero a Orlando, un’altra proprio a Cleveland e ora mi tocca Los Angeles. Immaginatevi l’atmosfera: al mattino i tifosi aprono i regali, stanno in famiglia e poi vengono a vederci. È l’ultimo grande dono. Per loro e per noi giocatori».
Lei e Kobe siete due simboli dell’Nba. «Come Magic Johnson e Larry Bird»: il refrain discretamente impegnativo che gira nell’Nba. Serata speciale a LA, allora?
«Piano con i paragoni. Penso che quando uno di noi viene avvicinato a Magic e a Larry Bird, prova una sensazione pazzesca. Loro sono due leggende. Per noi, essere inseriti nella categoria dei fenomeni è senza dubbio strabiliante».
Ancora Kobe: qual è la sua qualità migliore?
«Riesce sempre ad essere al meglio. Ha vinto tutto, ma ha la capacità di trovare sempre le giuste motivazioni per migliorarsi ad ogni partita. È davvero una grande».
Domani si troverà di fronte anche Pau Gasol. Lo spagnolo prolungherà il suo contratto con i Lakers fino al 2014 (12,5 milioni a stagione). È realmente il più forte centro dell’Nba?
«Pau è forte, forte, forte. Sta capitalizzando la grande esperienza fatta con i Lakers. Se non è ancora il migliore, si gioca il primo posto con Kevin Garnett (Boston Celtics) e Carlos Boozer (Utah)».
A proposito di centri. Shaquille O’Neal: come sta andando il primo anno di convivenza?
«Adesso alla grandissima. Abbiamo avuto qualche problema all’inizio. Niente di speciale, quello che capita con ogni nuovo giocatore. Non potremmo chiedergli di più ora, né in campo né fuori. Lentamente abbiamo capito tutti quanto la sua figura sia importante. Shaq è nella hall of fame, ha vinto più volte il titolo. È un giocatore e un compagno incredibile».
Lei e New York: tutti aspettano il lieto fine. Nel frattempo, ancora l’Ohio. Che cosa vuol dire vivere e giocare a Cleveland?
«Il lato migliore? Che sono nato e cresciuto a 25 minuti da dove lavoro. È casa mia. Ogni sera e dopo ogni partita alla Loans Arena vedo la mia famiglia e i miei amici. Non un vantaggio da poco per chi come me è sempre in giro per gli Stati Uniti».
Lei spesso ha parlato dell’incredibile unione dei Cavaliers, a vedervi siete la squadra che si diverte di più sul campo. Qual è il segreto? «A questi livelli il basket mette molte pressioni e noi dobbiamo cercare il modo di scaricare queste tensioni. Il ragionamento è molto semplice: quando sei un ragazzo non ti importa se vinci o se perdi, ma quanto ti diverti...».
Non fa una piega, ma l’Nba è un altro mondo.
«Proprio per questo cerchiamo di ricreare la stessa situazione. Non c’è un fatto particolare a scatenarci, enjoy the moment, ci diciamo. Ecco perché andiamo così d’accordo in squadra. E in ogni momento».
Michael Jordan ha aspettato 28 anni per vincere il suo primo titolo Nba. È disposto ad aspettare così tanto?
«Non vivo con quest’ansia. Lavoro duro ogni anno, mi preparo per giocare sempre al meglio i playoff. Ogni volta parto con questo obbiettivo».
Il 2010 sarà l’anno dei Mondiali. Andrà in Turchia?
«Non ho ancora deciso, ma se tutto filerà liscio mi piacerebbe esserci. Giocare per il mio Paese è qualcosa che va oltre il basket».
Quanto l’ha cambiata l’oro olimpico di Pechino?
«È stata un’esperienza incredibile, rappresentare gli stati Uniti all’Olimpiade è qualcosa che ho sempre sognato. Nella prossima estate ho molti impegni personali, ma mi piacerebbe molto andare in Turchia»
 
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